mercoledì 11 gennaio 2017

Nuovo caso di GENITORICIDIO

Svolta nel caso del duplice omicidio avvenuto nel Ferrarese. A uccidere i coniugi Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni sarebbe stato il loro figlio sedicenne. Fermato anche un amico del giovane (anche questi minorenne), che avrebbe aiutato l'omicida a spostare i cadaveri servendosi di  sacchi di plastica. Questi elementi sono emersi dagli interrogatori a cui sono stati e sono tutt'ora sottoposti i due ragazzi, che hanno indicato agli inquirenti il luogo dove ritrovare l'arma del delitto (un'ascia) e gli indumenti sporcatisi di sangue. Ancora da stabilire se il figlio della coppia sia l'unico autore del massacro. L'amico, infatti, potrebbe aver avuto un ruolo attivo anche nel corso degli omicidi e non solo successivamente a questi. Saranno le indagini ancora in svolgimento a ricostruire con chiarezza il tragico episodio.
Il genitoricidio, ossia l'omicidio di entrambi i genitori per mano del figlio, non è sicuramente un fenomeno nuovo per quanto concerne la realtà italiana. Tanto che i media non hanno avuto alcuna difficoltà a ricordare casi analoghi, primo tra tutti quello di Pietro Maso, che massacrò madre e padre per impossessarsi dell'eredità.
Per quanto concerne il profilo medio dei figli che uccidono i propri genitori, si tratta generalmente di soggetti maschi sui trent'anni di età, con vita sociale e attività lavorativa assenti o deludenti; sono generalmente costretti a vivere coi genitori perché ancora non indipendenti o perché patologicamente  legati all'ambiente domestico in cui sono cresciuti, dal quale faticano a distaccarsi.
Alla base di un'azione così terribile possono esservi varie cause. Il più delle volte l'omicida è affetto da grave malattia mentale, come, per esempio, gravi forme di depressione o disturbi psicotici. In altri casi, i figli uccidono per un movente economico (come nel caso sopra ricordato), presentando eventualmente disturbi di personalità che consentono di agire senza il minimo rimorso. Altre volte ancora, l'omicidio dei genitori avviene in risposta a violenze e abusi protrattisi negli anni a danno dell'omicida stesso. In generale, possiamo affermare che tragedie di questo tipo sono determinate, innanzitutto, da dinamiche famigliari estremamente problematiche, contraddistinte da assoluta mancanza di comunicazione tra i membri del nucleo familiare. Si crea in tal modo un terreno fertile per incomprensioni e tensioni sempre più profonde, pronte a esplodere al ricorrere di particolari fattori situazionali (come l'ennesimo litigio tra genitori e figlio).
Il genitoricidio del Ferrarese pare ricollegarsi proprio a una situazione di questo tipo, se consideriamo che lo stesso omicida ha affermato di aver agito per via dei contrasti sempre più accesi con le vittime, colpevoli, a suo dire, di essere stati genitori troppo severi e ossessivi. Particolare e indicativa, a mio avviso, anche la scelta dell'arma utizzata: anziché infliggere i colpi con una lama di più ridotte dimensioni e quindi più maneggevole, il giovane ha utilizzato un'ascia, strumento che, considerata la violenza dell'azione, ha probabilmente consentito di scaricare tutta la rabbia provata nei confronti delle vittime raggiunte dai colpi. Ovviamente, queste sono solo prime considerazioni e impressioni. Nessuno al di fuori degli inquirenti e degli esperti che saranno poi chiamati a esaminare direttamente i fatti e i soggetti coinvolti potrà avere un visione d'insieme assolutamente completa. Probabilmente, perizie e consulenze tecniche cercheranno prossimamente di accertare se nei giovani possano essere diagnosticati disturbi psichici di qualche tipo.

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