mercoledì 8 febbraio 2017

Possibile predire il comportamento criminale?

Uno dei quesiti a cui la ricerca criminologica ha cercato nel tempo di dare risposta è se sia possibile, ed entro quali limiti, riuscire a predire in un soggetto un suo futuro comportamento criminale. Quesito tutt'altro che semplice, se pensiamo all'elevato numero di variabili che possono portare un individuo a intraprendere questo tipo di strada e, soprattutto, a continuare a percorrerla.
Nel nostro sistema, il tentativo di predire la commissione di reati è un'operazione condotta in un momento successivo alla condanna definitiva di una persona, ed è strettamente connessa al concetto di "pericolosità sociale" dello specifico soggetto da esaminare (concetto a cui dedicherò un prossimo post): in sintesi, diciamo che è socialmente pericoloso, secondo il nostro diritto penale, chi abbia commesso un reato o un "quasi reato" (emblematico il caso del "reato impossibile") e sia probabile che in futuro commetta nuovi crimini. Dunque, l'autorità giudiziaria richiede al criminologo di esaminare un soggetto recluso  che si sia già contraddistinto per un comportamento deviante (e che, quindi, essendo già stato sottoposto a processo penale, sia stato riconosciuto colpevole), cercando di valutare le probabilità che questo, nell'avvenire e trovandosi nuovamente in libertà, commetta ancora reati, dello stesso tipo o di altro genere rispetto a quelli già commessi e che hanno portato alla sua reclusione.
Attraverso il c.d. "colloquio criminologico", il criminologo cerca di considerare una serie di fattori per elaborare un proprio parere circa la pericolosità del recluso. A seconda della specifica formazione dell'esperto, i fattori considerati saranno diversi e pure rilevati con differenti strumenti: per esempio, se il criminologo è anche psicologo, questi si concentrerà prevalentemente su aspetti relativi alla personalità della persona esaminata e potranno essere impiegati specifici strumenti statistici (test mentali). Nel caso di criminologi che non siano anche psicologi, il ricorso a test mentali è assolutamente proibito e il colloquio non si concentrerà principalmente su aspetti della personalità, ma potrà essere incentrato, per esempio, anche su fattori sociali relativi all'ambiente di vita della persona studiata (es. composizione della famiglia, legami affettivi, obiettivi per il futuro...).
Generalmente, solo la collaborazione tra criminologi di differente formazione può assicurare previsioni di una certa validità, perché avanzate in considerazione di un maggior numero di variabili in gioco. Dobbiamo ricordare, infatti, che si tratta prima di tutto di giudizi soggettivi e, come tali, purtroppo, potranno sempre essere viziati da errori di valutazione. Solo il confronto può limitare entro certi limiti le probabilità di errore. Il punto, quindi, è proprio questo: è davvero possibile predire il comportamento criminale? Quanto sono attendibili le previsioni degli esperti? Per averne un'idea, può essere utile richiamare alcuni dati riportati anche da Bandini e coll. nell'opera Criminologia, in base ai quali le previsioni elaborate da un esperto che faccia affidamento unicamente sulla propria esperienza e riconosca importanza, per esempio, solo a caratteristiche della personalità del soggetto esaminato, senza neppure ricorrere anche all'utilizzo dei test, risultano tendenzialmente tutt'altro che infallibili. Questo perché, come ben si può capire, anche l'esperto più preparato non può essere completamente immune da errori di valutazione, come a esempio quello di sovrastimare la pericolosità attuale del recluso e finire, conseguentemente, col ritenere più che probabili futuri suoi crimini. Dunque, prevedere con assolta certezza se un soggetto si asterrà o meno dal commettere nuovi reati non è assolutamente possibile. Tuttavia, dato che questo compito risponde a un'esigenza delle istituzioni e che continua, per questo, a essere assegnato, si deve cercare di assolverlo al meglio, conducendo un esame completo e dettagliato che porti a un parere relativamente attendibile. Non bisogna mai scordare che da un tale giudizio dipende il futuro non solo della persona esaminata, ma pure di quelle con cui questa entrerà poi in contatto.
Quindi, ricapitolando, l'autorità giudiziaria chiede a esperti di psicologia e criminologia di cimentarsi nell'arduo compito di valutare, e dunque prevedere, se vi sia e quale sia la probabilità che una persona reclusa per scontare una pena commetta in futuro nuovi reati. Dal parere reso dagli esperti, in relazione al livello di pericolosità sociale rilevato nell'esaminato, dipenderà tra le altre cose la possibilità di concedere la fruizione di misure alternative alla detenzione (es. affidamento in prova ai servizi sociali) o la concessione di particolari permessi. Solo un alto grado di professionalità e la disponibilità a collaborare con colleghi di diversa formazione possono rendere una previsione sul futuro comportamento di un soggetto sicuramente non infallibile, ma quanto meno valida.